Il territorio

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A metà strada tra la Valle Sabbia e la Valle Trompia, nella vallata chiamata del Savallese, percorsa dal torrente Nozza ,  in una cornice di monti suggestivi, dominati dalla bellissima Corna di Savallo, s’incontra Casto, che è un po’ l’emblema del Savallese operoso e industriale. Il comune  oltre al centro, comprende anche le frazioni di Malpaga, Auro, Briale, Famea, Comero e Alone.

 

AMBIENTE E TERRITORIO

Casto si estende su un territorio di circa 21 km quadrati che passano dai 400 m di altitudine del capoluogo ai quasi 1500 m dei monti Nasego e Prealba. E’ attraversato dal torrente Nozza che con i suoi affluenti contribuisce a rendere particolarmente suggestivo il paesaggio. L’abbondanza di acqua con i suoi numerosi salti, oltre a formare cascate e rivoli di straordinaria bellezza, ha determinato la storia economica di quest’area, facendo crescere e sviluppare nei secoli scorsi, decine di attività  di lavorazione di ferraglie ed utensili per agricoltura. In queste aree che si estendono per un vasto perimetro nella valle di Alone, dove risalendo si giunge fino ai monti Prealba, Sonclino e Nasego, in un contesto storico ambientale unico, sono state recuperate passeggiate e percorsi per ogni tipo di turista che tra l’altro può provare pareti attrezzate, ferrate, ponti tibetani, zip-line.

In valle Regazzina e sul monte Nasego, sono presenti due rifugi nei quali si può sostare, rifocillarsi e specialmente in quest’ultimo, godere di ampie vedute che spaziano dal lago di Garda fino alle vette delle Alpi lombarde e piemontesi. Le vecchie strade mulattiere sono disseminate di “Santelle” di varia importanza e dimensione, testimoni della devozione popolare e delle radici contadine che hanno contraddistinto insieme al lavoro nelle fucine, la storia socio economica di Casto.

I NUCLEI URBANI

Alone è una delle più pittoresche frazioni di Casto e conta circa 150 abitanti. Si raggiunge attraverso un’aspra forra che si apre sulla suggestiva Valle Vallazzo. Deriva probabilmente da Al, Alù, cioè vallone e confina con la Valle Trompia. Una leggenda locale vuole che uno spirito infernale, volando rasente a rupi e burroni, abbia fatto sorgere casolari e verdi prati. Ma poi il paese fu abitato da persone buone e laboriose. Si distinse  per le fucine di chioderie, molto rinomate nei secoli scorsi, che andarono esaurendosi agli inizi del secolo, assieme ad una diminuzione della popolazione.

Comero è la frazione più alta delle sei che formano la comunità di Casto. Si trova a 765 m s.l.m., a 35 Km da Brescia, sul versante sinistro della valle del Nozza. Alcune fonti storiche fanno derivare il nome dal personale romano Comarius, altri ritengono che derivi da Gomer, cioè vomero. In ottima posizione alpestre, si distende su degradanti dossi, con alle spalle il Monte Nasego ( m 1461), che costituisce un’ ottima passeggiata alpinistica. Anticamente il paese, con Mura, Alone, Malpaga e Posico, formava un solo comune denominato Savallo.

Auro è la più piccola frazione del comune di Casto. Situato a 650 m s.l.m., custodisce la più significativa espressione popolare della Valle Sabbia. E’ un santuario del ‘500 , che ricorda l’apparizione della madonna al cui interno è conservata una bellissima tela del Moretto datata 1530 circa. Accanto ad essa si trovano la ricchissima ancona lignea dell’altare maggiore dei Pialorsi Boscaì (inizio XVIII sec. ) e la cantoria dell’organo, entrambe con sculture possenti e armoniose della stessa scuola.

Briale deriva da Brol, brolo esposto al sole. E’ una delle più popolose frazioni del comune. La piccola chiesa di S. Carlo di Briale è dotata di un bell’altare settecentesco dove una ricca soasa dei Boscaì accoglie la pala di Nicola Grisiani.

Malpaga ha sempre fatto parte dell’Università civile e religiosa di Savallo. Con Posico (ora comune di Mura), sono stati per lungo tempo comune a sé, fino al tempo del Regno Lombardo Veneto.

Famea è opinione corrente che il suo primo nucleo sia stato originato da un preistorico castello sull’attuale dossèl (dosso). Certo è che l’unico rinvenimento archeologico ( una tomba romana) di cui si abbia conoscenza nell’intera odierna area  comunale avvenne proprio in questa contrada. Da segnalare inoltre la grande chiesa di S. Silvestro, nobilitata da decorazioni di Pietro Scalvini (1776) e da dipinti di Palma il Giovane, Antonio Paglia e Baldassare d’Anna (secc. XVI – XVIII ).